Un progetto ambiziosissimo quello dello studio di architettura Margot Krasojević Architects progettato per porre fine ai danni subiti dai fondali dell’arcipelago di Cocos (Keeling), in Australia. Una zona molto colpita dall’inquinamento, con un ecosistema pesantemente danneggiato dalla plastica, che negli anni ha distrutto la flora e la fauna dei fondali della zona con perdite irreparabili.

Ed è proprio per riparare a questi danni, che è stato scelto per ospitare quella che adesso è chiamata “Trash Island”: un’isola artificiale costruita per ospitare un resort di lusso futuristico, nello stile dello studio.

Un progetto articolato, stratificato su più livelli: dalla base, composta da un agglomerato di sacchetti riempiti di rifiuti plastici recuperati e intrecciati insieme, ai tentacoli in un materiale sintetico con la funzione di barriera contro le inondazioni, fino all’hotel galleggiante completamente costruito con materiali plastici di riciclo.

Il tutto, perfettamente integrato nell’ambiente che crescerà insieme e attorno all’isola, poiché sarà ancorato dalle mangrovie, presenti in larga parte in quella zona le cui radici cresceranno attorno ai sacchi di plastica riciclata per creare una struttura stabile; l’isola, inoltre, grazie a delle turbine alimentate da energia pulita, contribuirà a raccogliere e a ripulire le acque che la ospitano.

Il Recycled Ocean Plastic Resort, che ospiterebbe gli ospiti sia con soluzioni di campeggio che con camere coperte, sarebbe completamento autoalimentato, ad esempio le docce utilizzeranno acqua di mare filtrata e distillata pompata nella struttura grazie all’energia solare.

Un concept, destinato a rivoluzionare il settore dell’hospitality, che può crescere e svilupparsi in molteplici modi, esportando il modello di eco sostenibilità o ampliando l’isola con servizi aggiuntivi.

Al momento, il progetto è al vaglio della fattibilità ma nel momento della realizzazione, sarebbe un precedente importantissimo per il futuro sia degli ecosistemi a rischio che dell’architettura sostenibile e a basso impatto aziendale grazie all’enorme quantità di plastica che verrebbe impiegata.